1899
I Canonici Regolari
dell’Imm. Conc. scendono a ROMA
“Stiamo per avere una piccola residenza a Roma – scriveva dom
Gréa a dom Benoît il 10 ott. 1899 – è una bellissima cosa sulla quale ti fornirò
dei dettagli. È giunto il momento di
essere presenti a Roma direttamente. Questo il parere dei nostri più illustri
consiglieri. Dom M. A. Delaroche ha avuto da me l’incarico di prendere accordi
con p. Pie de Langogne, cappuccino, (professore di filosofia nella provincia di
Lyon, era venuto a Roma nel 1880 come segretario generale del suo ordine e qui
era stato consultore di diverse congregazioni romane. Dom M. A. Delaroche lo
aveva incontrato a Lyon e nutriva verso di lui una grande stima ), che lui
conosce e che in questo momento è consultore più accreditato per vescovi e regolari.
p. Pie de Langogne, infatti, aveva chiesto di fare il nome di una procuratore
generale per avviare la cosa e preparare un piccolo centro per qualche studente
che avrebbe seguito i corsi presso i Domenicani (al Collegio Romano sono troppi
e gli studenti non vengono ben seguiti). Lui stesso ha trovato un piccolo
alloggio presso le suore “de la Sagesse” fondate da Luigi-Maria Grignion de
Monfort. È mia intenzione mandarvi dom M. A. Delaroche come superiore e altri due studenti di filosofia”.
Ma le cose andarono diversamente: dom M. A. Delaroche in
persona accompagnò a Roma dom Moquet, come superiore, insieme ad altri nei
primi giorni di novembre 1899 e vi rimase il mese di novembre e di dicembre.
Lo stesso Delaroche cercava in tutti i modi di persuadere
dom Gréa, perché, senza
tardare, si stabilisse una residenza a Roma e si nominasse dom Moquet come
superiore. “dom M. A. Delaroche – lettera di dom Gréa a dom Benoît, S. Antoine,
4 dic. 1899 – sta per ritornare. A Roma, dove dobbiamo essere rappresentati,
sostenuti e se necessario difesi, tutto procede per il meglio”
Infatti, pur volendo dom Grèa, almeno come idea di fondo,
che i giovani religiosi facessero tutti i loro studi nelle proprie abbazie o
collegiali, non era contrario al fatto che alcuni di loro, terminati i corsi
“elementari” potessero continuare i loro studi di filosofia e teologia a Roma.
Era sua intenzione che costoro, una volta terminati gli studi superiori,
diventassero professori nelle case-maggiori e in altri collegi (cf. lettera di
Dom Grèa, Andora, 15 nov. 1906).
La motivazione era dovuta, inoltre, al fatto di avere una
casa a Roma come sede del Procuratore generale della Congregazione e un Card.
Protettore. Questo perché, dovendo ricorrere alla Santa Sede per svariati
motivi e/o per decisioni da prendere, tutto sarebbe diventato più facile e
diretto senza dover ricorrere alla corrispondenza o ad interposta persona. Infatti
la comunità cresceva e vi era la necessità di una fondazione vicino alla Santa
Sede. La maggior parte degli Istituti fondati dopo il XIII secolo avevano i
loro superiori maggiori a Roma o almeno un loro procuratore.
Da sottolineare, anche, il fatto che Dom Gréa nutriva per la
Santa Sede e per Roma una grande devozione descritta in pagine ammirevoli nel
suo libro sulla Chiesa e di cui i suoi erano al corrente. Tutti, da tempo,
prevedevano, per un prossimo futuro, una fondazione a Roma come un passo
importante per l’Istituto. Ma desideravano, come diceva don Emidio, una
fondazione a carattere gerarchico proprio delle comunità canonicali, cioè la
fondazione di un presbiterio unito ad una chiesa, destinato a diventare presto
una casa maggiore e più tardi, qualora le circostanze l’avessero richiesto,
anche il centro di tutta la congregazione.
Lo stesso don Emidio Ruggeri, facendo pressione sul suo
amico (dom Grèa) nel 1876, perché portasse a termine le costituzioni,
aggiungeva: “una volta approvate le costituzioni vi sarà facile avere una
chiesa a Roma e poter essere di aiuto al Vicario di Gesù Cristo”
Avendo la comunità dei Canonici Regolari un Card. Protettore
nella persona del Card. Mermillod, si era più o meno dell’avviso che questi
prestassero servizio in una chiesa di Roma e si pensava a Santa Maria in
Navicella, ma, a causa della morte del Cardinale, il progetto fu accantonato.
Fu lo stesso dom Gréa
a decidere di inviare a Roma due studenti, nuovi professi, i Frères Hugues
Villon e Stalislas Chuard, accoliti, per studiare filosofia e teologia
all’Accademia di S. Tommaso. Qui dovevano anche passare la loro visita per il
servizio militare presso il Consolato francese a Roma e così ottenere più
facilmente, che non in Francia, di essere riformati. Vengono affidati alle cure e sotto l’autorità di dom
M. A. Moquet, loro superiore, che aveva ricevuto l’obbedienza nel capitolo del
25 ottobre. I tre, erano accompagnati da dom Delaroche, che doveva prendersi
cura di trovare una sistemazione e di aiutarli in un paese straniero di cui
ignoravano completamente la lingua.
Accompagnati da dom Delaroche arrivarono a Roma il venerdì
27 ottobre, dopo aver, a Torino, venerato il Santo Sudario e essere stati
ospiti presso i R.di P.dri Salesiani e aver ricevuto la benedizione dal santo e
venerabile successore di don Bosco, il rev. P. Michel Rua.
L’abitazione che la divina Provvidenza, dietro
interessamento di zelanti amici e protettori, ha loro preparato si trova presso
Porta Salara, è dotata di una cappella, un refettorio, un parlatorio e tre
camere (celle). Arrivati alle ore 7 del mattino, hanno preso alloggio e hanno
recitato subito l’ora Terza e Sesta dell’ufficio divino. Da questo momento
l’ufficio divino viene regolarmente ufficiato.
Dom Delaroche li ha presentati a S.E. il Card. Vicario che
paternamente li ha accolti: “miei cari, ha detto loro benedicendoli, diventate
santi e saggi come S. Tommaso e come lui angelici nei costumi e infaticabili
nel lavoro”. Il rev. p. prefetto dell’Accademia di S. Tommaso li ha presi a ben
volere e i loro professori li trattavano da amici.
Una volta definito il
tutto dom Delaroche si preoccupò di far pervenire alla Santa Sede la domanda
per la nomina di un Card. Protettore. In meno di otto giorni la domanda viene
accolta e venerdì 10 novembre ai nostri viene comunicata la nomina del Card.
Joseph-Calazan Vivès, dell’Ordine dei Cappuccini, illustre per scienza, a causa
dei suoi lavori durante il concilio Sud-americano da lui animato e guidato (il
cui titolo cardinalizio era: card. Di S. Adrien ad For. Romae) a protettore
della Congregazione dei Canonici Regolari, il quale alcuni giorni dopo rende
visita alla comunità. Tale visita viene raccontata da dom Delaroche in una sua
lettera a dom Grèa del 21 nov. 1899.
Sua Em. il Card. Protettore
si è degnato di rivolgere al nostro Rev. Padre abate di S. Antoine
queste parole: “Siate certo, Rev.mo Padre, che sarò sempre felice di
testimoniare verso i Canonici Regolari, così meritevoli nella chiesa di Dio, la
mia grande benevolenza e devota protezione”.
Come detto sopra i Canonici avevano trovato una prima
collocazione presso le “Filles de la Sagesse”.
Ma come risulta da una lettera di dom Delaroche al Gréa del 10 dicembre 1899 presto si
provvide ad una nuova sistemazione e questo per tre motivi: causa cattiva
posizione immobile (mai il sole e quindi troppo freddo e malattie); costo
dell’affitto troppo alto (2200 fr.) mentre il nuovo, per essendo la casa più
grande, era di 400 fr.; inoltre perché troppo distante dal luogo dei corsi.
Gli studenti , come descritto nel Bollettino CRIC n. 6 del
25 gennaio 1900, si avvicinano alla sede dei loro studi e si trasferiscono in
una casa più comoda e più grande, in uno stabile di proprietà di Propaganda via
Sistina n. 16, dove possono usufruire anche di un piccolo giardino. La
inaugurazione della nuova casa avviene la notte di Natale con la recita dell’ufficio
divino e la celebrazione della S. Messa.
Sua Em. Card. Gotti, prefetto della Congregazione dei
Vescovi e Religiosi, al quale Delaroche ha presentato i nostri studenti, li ha
accolti con grande benevolenza.
Essendo i nostri studenti cresciuti di numero e stando
troppo stretti nell’attuale abitazione si cerca di reperirne una nuova. Il
nuovo ambiente è una casa di proprietà del fratello di dom Delaroche sul
Gianicolo in via XXX aprile (dom Benoît,
dom Gréa, note
1912). Località salubre e abitazione provvista di ampio giardino e dotata di
ogni confort.
Lo stesso dom Gréa,
non nasconde il suo entusiasmo e le sue attese: “Sono tornato da Roma otto
giorni fa…sono sette petits frères italiani e la casa di Roma avrà così allievi
indigeni. C’è molto da fare, la popolazione si è raddoppiata, le campagne
vicine abbandonate e l’ignoranza religiosa provoca strani danni, di cui ne
approfittano i protestanti. Probabilmente verrà eretta, come per molti altri,
anche per noi una parrocchia. Questa è la nostra vocazione. La rivoluzione sta
per arrivare. Dio è il Maestro. Ho avuto udienza dal Sommo Pontefice: si
respirava aria di santità e di bontà. Ci raccomanda spirito di preghiera e di
penitenza. Siamo circondati di preziose simpatie. S.S. Pio X mi ha fatto sedere
al suo fianco e al momento dell’Angelus, si è inginocchiato e abbiamo pregato
insieme”(lettera di dom Gréa
a dom Benoît, Andora
Stazione, 17 dicembre 1903).
In una lettera del Grèa a dom Benoit del 1 marzo 1904:
“la casa di Roma che ho visitato mi è di grande consolazione
e speranza: vi è un buono spirito, grande regolarità, organizzazione discreta,
abbastanza riposo (da 7 a 8 ore – due volte alla settimana una mezz’ora in più,
in estate: siesta).
“Spero che la nostra
procura a Roma divenga presto una casa canonicale. Fin d’ora fanno catechismo e
un ministero quasi-parrocchiale, vicino a loro, a S. Pancrazio. Qui
provvisoriamente i nostri studenti celebrano l’ufficio e esercitano un
ministero, agiscono, per quanto possibile, come una casa canonicamente unita ad
una chiesa.” (altra lettera sempre allo stesso del 13 agosto 1905).
Si era profilata anche un’altra possibilità, quella di
mettersi al servizio della confraternità di S. Giovanni Decollato, dedita all’assistenza
dei condannati a morte e ad altre opere di carità. Dopo lunga discussione tale
progetto venne abbandonato.
Dopo la terribile esperienza della Grande Guerra i Canonici
Regolari si trasferiscono ad Avignon, prendendo nelle loro mani la direzione “du
Petit Séminaire”. Il
crescere del numero li porta, ancora una
volta, a cercare una nuova sede per il loro scolasticato. La scelta cade su Fontanières, alle porte di Lyon.
Nel frattempo la Santa Sede si era adoperata per affidare
all’Istituto il ministero pastorale in un nuovo quartiere di Roma, Monteverde,
dove era stata avviata la costruzione di una nuova chiesa dedicata alla Regina
della Pace.
La Casa Generalizia dei Canonici Regolari, con il suo
scolasticato, lasciò nel 1922, definitivamente il Gianicolo, per traslocare in
una nuova casa fatta costruire da dom Delaroche – in via Federico Torre 21 –,
vicino alla piccola chiesa provvisoria di Monteverde. Gli studenti ripresero a
frequentare l’Università di Propaganda. Nella stessa casa si era venuto a
costituire anche un alunnato con una
dozzina di allievi tutti italiani, che seguivano I corsi di studi presso il Seminario
Minore del Vaticano (cf. Bollettino CRIC, n. 1 luglio 1928, p. 5-6).